Non può esistere una socialità (solo) virtuale. Questo è certo. Confronto e condivisione sono elementi indispensabili nella fase di ripresa dopo che il lockdown ha imposto trasformazioni profonde nell’approccio al lavoro. William Griffini e Lorenzo Bassi, rispettivamente CEO e Principal di Carter & Benson, fanno il punto sulla situazione che si è venuta a creare dopo il lockdown.
“Parto dal presupposto che il corretto bilanciamento fra tempo e vita sia necessario in ogni impresa” afferma William Griffini, che ha da tempo introdotto lo smart working nella sua società di consulenza e head hunting, “Credo che lo smart working serva come punto di equilibrio tra le responsabilità personali e quelle aziendali poiché offre la libertà e la flessibilità di scegliere dove e come svolgere le proprie attività nel rispetto degli obiettivi da raggiungere e delle proprie esigenze. Una soluzione che richiede al lavoratore più responsabilità e un rapporto con il manager che deve passare dal controllo alla fiducia. In questi mesi di confinamento abbiamo confuso lo smart working con il lavoro da remoto. Impiegati e manager sono stati messi nella condizione di dover gestire la propria quotidianità entro le mura domestiche. Per molti ha significato mantenere un corretto equilibrio con le esigenze della propria famiglia, per altri la difficoltà di vivere un isolamento forzato. Gli incontri, le strette di mano, il piacere di stare insieme, di condividere, le abitudini, i riti quotidiani prima di uscire di casa e affrontare la giornata…tutto saltato, nel nome del distanziamento sociale. Siamo stati costretti a rallentare, a cambiare la nostra quotidianità senza averlo scelto e se nelle prime settimane, poteva essere piacevole prendere le distanze dai ritmi incalzanti del lavoro, alla lunga questo ha aumentato la possibilità di generare stati di apatia, mancanza di incentivazione e di capacità di dare le giuste priorità. La ripartenza non può essere inficiata da questi elementi negativi poiché ripartire è ridare impulso al business coerentemente con le esigenze di innovazione del mercato, costruire un team efficiente e motivato, presidiare la propria posizione lavorativa.”
Non può esistere una socialità virtuale. Lorenzo Bassi – Principal di Carter & Benson e Membro dell’Osservatorio sullo Sport di AIDP (Associazione Italiana Direttori del Personale) - sottolinea quanto emerso nel corso di alcuni recenti webinar “I manager che hanno partecipato ai webinar dell’Osservatorio AIDP hanno evidenziato come la distanza fisica tra colleghi sia il problema prioritario che causa difficoltà nelle relazioni. Loro per primi, in questo periodo, si sono sentiti isolati e meno reattivi nel gestire alcune problematiche, rilevando il malcontento da parte di alcuni dei membri dei loro team che hanno percepito una carenza in termini di supporto e comunicazione. La tecnologia è pronta e aiuta, ma non basta. In questo contesto è difficile mantenere viva la cultura dell’azienda. Manca il concetto di insieme e manca la condivisione. Il problema si sposta su un piano sociologico, la distanza non fa bene all’armonia del gruppo di lavoro e limita la capacità creativa e propositiva poiché non dobbiamo dimenticare che è solo dal confronto che nascono le idee e dalle idee che nasce l’innovazione. LEGGI L'INTERVISTA COMPLETA |